11/12/2025 TORRI DI QUARTESOLO – A Torri di Quartesolo l’inchiesta sulla morte di Diana Canevarolo, prende una direzione sempre più netta: non una caduta ma un’aggressione || A Torri di Quartesolo l’inchiesta sulla morte di Diana Canevarolo prende una direzione sempre più netta: non una caduta, ma un’aggressione. La donna, 49 anni, dopo cena era uscita di casa. Viveva nella taverna del condominio di via Zara, un ambiente separato dall’abitazione principale. Quella notte non ha mai dormito. Le ultime tracce di Diana portano verso la panchina bianca del cortile: lì potrebbe essersi consumato l’attacco, un colpo alla testa nella parte sinistra e una lesione al collo incompatibile con una caduta. Il figlio Nicolò: “Ho visto che mamma non era rientrata… non può essere caduta. Le hanno fatto qualcosa.” A ritrovarla agonizzante, alle 5.30 del mattino, il compagno Vincenzo Arena, operaio della Valbruna, e il figlio. Sangue nel cortile vicino a una panchina di colore bianco; ipotermia, trauma gravissimo. L’autopsia conferma: i segni non sono compatibili con un impatto dall’alto. Né con una caduta. Il legale della famiglia, Cesare Dal Maso, è netto: «Diana è stata sorpresa all’esterno e colpita. Non sappiamo con cosa, ma è stata colpita.» La Squadra Mobile ora sta ricostruendo gli ultimi movimenti della donna: l’uscita serale, i minuti sulla panchina, i telefoni, le telecamere. La Procura procede anche per omicidio contro ignoti. Un enigma che ora ha una certezza: quella notte qualcuno, che parlava veneto e che un testimone ha sentito, ha incontrato Diana. E non per caso. (Servizio di Ivano Tolettini)


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