VICENZA – Dpcm: abbiamo analizzato luci, ombre e contraddizioni di un provvedimento che sta scatenando dure proteste. || Dpcm anti covid, ma anche anti-cultura, anti-palestre, anti-ristoranti, in una parola anti-economico. Utile dal punto di vista sanitario? Forse sì, probabilmente no, perchè la curva dei contagi, in Italia è simile a quella dei Paesi dpcm free, senza decreti che fan male alle tasche. Come le cattive medicine, anche la cura del Governo ha tanti effetti collaterali, troppe controindicazioni. Contraddizioni: si può pranzare al ristorante di giorno ma di sera no, è vietato, come se il virus fosse esclusivamente nottambulo. Noi crediamo, invece, che la questione vada ribaltata: non chiusure ma aperture: i locali, quando gli spazi sono organizzati, sono presìdi anti-covid: c’è un gestore che risponde della sicurezza, che vigila sul rispetto delle regole, sulle distanze, sull’uso della mascherina. Se i locali chiudono, la movida, incontenibile, si sposta: i ragazzi s’incontrano in zone franche, in modo anarchico, senza regole, e ai sindaci non resta che inseguirla, tappando le falle, chiudendo oggi una strada, domani una piazza. Tutto questo non ha senso. Autobus sovraffollati e bar, ristoranti, palestre in clausura: attività che, invece, se rispettano le norme, potrebbero lavorare in totale armonia con le disposizioni anti-covid: se si può bere un caffè in sicurezza fino alle sei del pomeriggio, allora lo si può bere, alle stesse condizioni, anche dopo, e si può assistere, con le identiche misure, con le medesime distanze, ad uno spettacolo a teatro o ad un film in una grande sala. Giusta la vigilanza. Tolleranza zero sul rispetto delle norme, ma chiudere le attività oggi, è un danno ai cittadini, agli imprenditori, ai gestori, e, di conseguenza, allo Stato che perde contribuenti, ai Comuni che devono sostenere sempre più cittadini in difficoltà. Per questo chiediamo ai Sindaci di attivarsi. – Intervistati FRANCESCO RUCCO (Sindaco di Vicenza) (Servizio di Carlo Alberto Inghilleri)