13/02/2022 BASSANO DEL GRAPPA – La notizia del buco di 11 milioni di euro in capo a Carlo Bramezza,direttore generale dell’Ulss7, oggetto di un procedimento di liquidazione del patrimonio disposto dalla sezione fallimentare del Tribunale di Treviso ha suscitato scalpore e sconcerto. || L’eco della notizia che vede l’attuale guida dell’Ulss7, Carlo Bramezza, oggetto di un procedimento di liquidazione del patrimonio disposto dalla sezione fallimentare del Tribunale di Treviso con atto nr. 31 del 2021 ha suscitato scalpore. Il collegio giudicante ha espressamente sentenziato che Carlo Bramezza non è stato in grado di far fronte ai debiti maturati al punto da aver creato un buco di quasi 11 milioni di euro. Negli atti si fa esplicitamente riferimento a un “rilevante e insuperabile squilibrio economico” imputabile al fatto che Carlo Bramezza ha rilasciato garanzie personali per debiti di due società di capitali di cui era socio. Investimenti nel ramo immobiliare che sono andati a finire male ma che nel frattempo lo avevano portato a garantire per oltre 5 milioni di euro a favore di “Banca Intermobiliare di investimenti e gestioni Spa” in data 14 maggio 2008, e per altri 5 milioni di euro a favore della “Cassa di risparmio del Veneto” in data 21 marzo 2012. Oggi i debitori sono cambiati. La gran parte dei debiti – 5 milioni e mezzo di euro – sono nei confronti della “Nuova frontiera spv” e della concessionaria di Banca Intesa San Paolo, denominata “Penelope”, per altri 5 milioni di euro. Appalti, lottizzazioni, ristrutturazioni e gestione di immobili pubblici e privati: in quest’ambito gli investimenti garantiti da Carlo Bramezza sono stati un flop, portando il giudice fallimentare a dare esecuzione al procedimento di liquidazione del patrimonio. Ecco che Bramezza, su ordine del tribunale, ha dovuto mettere a disposizione tutti i propri beni per far fronte a quel cratere di debiti scavato da una gestione di affari e investimenti fallimentari. Pignorato un quinto dello stipendio così come la sua abitazione, venduto forzatamente all’asta un appartamento per la cifra di 101 mila euro e poi pignorato anche l’arredamento: divani, mobili, televisori, tappeti e quadri. Finite nel calderone dei beni messi a disposizione del giudice anche le quote di partecipazi (Servizio di Alex Iuliano)
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