VICENZA – Da quando è esplosa l’epidemia l’ospedale San Bortolo ha dovuto trovare nuovi spazi per i malati di Covid. Per questo sono stati sottratti i locali all’Hospice. || Un virus ingombrante. Invisibile, si trasmette con uno starnuto; ma è evidente, nei suoi effetti più catastrofici. Covid, una vera e propria calamità sanitaria, economica, sociale: le abbiamo viste di tutti i colori: zone rosse, arancioni, gialle, teatri e musei chiusi, ospedali operativi ventiquattrore su ventiquattro; il San Bortolo di Vicenza non fa eccezione, il Covid è ingombrante anche qui: cerca di fagocitare il reparto di malattie infettive, tenta di riempire le terapie intensive, richiede nuovi letti, obbliga la direzione sanitaria a requisire nuovi spazi. E a rimetterci sono stati altri malati, altre strutture: a Vicenza, caso unico in Veneto, da marzo, per far posto ai letti supplementari riservati ai pazienti Covid, i locali dell’Hospice sono stati sottratti e spostati in camere non adeguate: il problema va risolto. Noi di Rete Veneta sosteniamo le ragioni dei malati terminali e porteremo la voce dei volontari dell’Associazione “Curare a Casa” alla direzione sanitaria dell’Ulss 8 perchè si attivi e prenda l’impegno di trovare in tempi brevi una struttura che risponda agli standard degli Hospice. La questione, dunque, per quanto ci riguarda, non finisce qui ma continua. – Intervistati MARCO VISENTIN (Presidente Associazione “Curare a Casa”) (Servizio di Carlo Alberto Inghilleri)