22/07/2022 ALTOPIANO – La siccità sta colpendo in modo devastante anche la montagna veneta e in Altopiano la situazione delle malghe potrebbe farsi drammatica in breve tempo, fino a causare la chiusura anticipata delle strutture || Se la pianura piange a causa della siccità e del caldo, la montagna non ride di certo: è ormai gravissima l’emergenza dovuta all’assenza di precipitazioni anche nelle malghe e nelle zone in cui è viva la tradizione dell’alpeggio. I pascoli, infatti, sono sempre più secchi e le pozze per abbeverare gli animali si stanno trasformando in pantani inutilizzabili. Lo conferma anche Coldiretti, che sta portando avanti un monitoraggio nelle zone di montagna in cui sono attive malghe e allevamenti d’altura. L’assenza di erba fresca costringe vacche, capre e pecore a spostarsi all’interno dei boschi e a cercare nutrimento durante le ore notturne, quando il controllo da parte degli allevatori è molto difficile. Molte fonti sull’Altopiano dei sette Comuni si sono seccate e gli anziani del territorio raccontano che una situazione simile non si vedeva da almeno sessant’anni. In molti casi è stata attivata una fornitura d’acqua d’emergenza per dissetare gli animali e fornire sostentamento alle casere e alle strutture che operano anche nelle aree più remote del comprensorio. Il rischio è di un ritorno a valle forzato e anticipato di diverse settimane, dato che i costi per il trasporto di acqua e fieno – necessario per sfamare le mandrie e le greggi – sono spesso insostenibili. In alcune aree si sta procedendo con uno sfalcio anticipato, per salvare quel che si può salvare e per raccogliere almeno il 40 per cento del foraggio. Il domino che si è messo in moto potrebbe rivelarsi devastante per il turismo e per la produzione delle meraviglie casearie, per i salumi, per la filiera dell’agroalimentare di un territorio d’eccellenza. – Intervistati DAVIDE NICOLI (Malga Serona – Caltrano) (Servizio di Ferdinando Garavello)


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