05/06/2023 BASSANO DEL GRAPPA – Si torna a parlare della scuola Mazzini, ma non per i progetti dell’Amministrazione Pavan: nei giorni scorsi la struttura ha iniziato a perdere qualche pezzo || Mentre gli occhi del bassanesi sono puntati su San Lazzaro e su Santa Chiara, altri pezzi da novanta della storia cittadina iniziano a denotare qualche segno di stanchezza. È il caso della scuola Mazzini, per mesi al centro del dibattito politico e civile a Bassano e ora finita alla chetichella in un bel cassetto a prendere polvere. Se non fosse che le veneziane dell’enorme struttura cadono letteralmente a pezzi, rischiando appunto di piombare sulla testa di qualche incauto passante. Ma andiamo con ordine: queste sono le fotografie che un nostro telespettatore ci ha inviato giusto sabato, dopo una bella passeggiata in centro storico per una visita al mercato e ai negozi del salotto buono bassanese. Passando davanti alla Mazzini l’uomo si è accorto che una stecca di metallo si era staccata da una delle finestre, piombando sul marciapiedi. E così ha scattato un po’ di foto per far vedere che cosa era successo. E noi siamo tornati in zona per verificare. Ecco cosa abbiamo trovato: la stecca caduta non c’è più, rimossa probabilmente nelle ore immediatamente successive. Ma sono tante le tapparelle ammalorate sulle tantissime finestre dell’istituto scolastico abbandonato da troppo tempo ormai. E se un’ondata di maltempo come quelle che si sono viste di recente nei giorni scorsi dovesse abbattersi sulla Pedemontana altre stecche e altri pezzi di queste vecchie dotazioni potrebbero decidere di seguire l’esempio di quella caduta sabato. Da lì a volare sulla testa di qualcuno il passo è molto breve. In realtà quello delle tapparelle o veneziane che dir si voglia è solamente un grido d’allarme, un avvertimento da parte di un pezzo di storia della città che chiede più attenzioni, più garanzie per il proprio futuro. Perché dopo le mobilitazioni, dopo le prese di posizione e dopo i tanti progetti di cui si è parlato il rischio è proprio quello dell’abbandono. Un volume immenso dai costi di manutenzione altrettanto importanti, piantato nel bel mezzo della città. Anzi, diciamola tu (Servizio di Ferdinando Garavello)


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