28/10/2023 ALTOPIANO – Cinque anni fa la tempesta Vaia devastava l’Altopiano. Ora la Marcesina e le altre zone colpite stanno rinascendo || Il rumore. Quel rumore. Quel rumore che gli abitanti dell’Altopiano dei Sette Comuni non dimenticano e non dimenticheranno è l’urlo di Vaia, che li ha tenuti svegli tutta la notte fra il 28 e il 29 ottobre di cinque anni fa. Assieme al suo grido di terremoto, la tempesta che ha devastato le montagne venete ha lasciato anche una scia di distruzione alle proprie spalle. Con la mano di un gigante ha cambiato il volto di alcune fra le zone più belle e conosciute del comprensorio dei Sette Comuni. A pagare il prezzo più alto è stata la piana di Marcesina, il luogo incantato tanto caro a Mario Rigoni Stern. I primi a salire dopo il passaggio della tempesta si sono trovati di fronte a un inferno di alberi caduti e ci sono voluti cinque anni di camion carichi di legname per riportare la piana a una dimensione meno catastrofica. E ora? Ora bisognerà aspettare che Marcesina trovi un nuovo assetto, fatto di pascoli e boschi, con qualche intervento dell’uomo per far andare d’accordo questi due mondi nel rispetto dell’ambiente e delle attività dell’uomo. Un’altra zona devastata è quella del monte Interrotto, sopra Asiago, dove pure sono in corso da anno piantumazioni e riforestazioni il cui risultato sarà visto dalle prossime generazioni. A cent’anni dalla Prima Guerra mondiale, quindi, l’Altopiano sta rinascendo nuovamente. Ma c’è – oggi come allora – un’eredità lasciata nella devastazione dei boschi. È il bostrico, un minuscolo insetto che si nutre della polpa degli alberi morti e vivi lasciandoli come gusci vuoti. Il suo lavoro si vede in molte zone dell’Altopiano, dove macchie grigie spiccano nel verde dei boschi. Ma questa è un’altra battaglia, che andrà combattuta con altre armi. Oggi nel silenzio di Marcesina risuona il vento, che sa cantare le sue canzoni e sa urlare la sua rabbia come in quella notte maledetta di cinque anni fa. (Servizio di Ferdinando Garavello)


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